"Finché il "me" sopravviverà in qualunque forma, sottile o grossolana, ci sarà sempre violenza" J.Krishamurti


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Yajna (Yajña): sacrificio. Pratica fondamentale su cui si è fondata la struttura della vita sociale e famigliare del mondo vedico. Il sacrificio viene visto come mezzo di congiunzione con il vero Io: il rinunciare ai propri oggetti materiali simboleggia la rinuncia al proprio io e all’attaccamento che questo porta alle cose di tutti i giorni.

Yajnavalkya (Yājñavalkya): autorevole sapiente presso la corte del re Janaka. La tradizione vuole che non abbia mai perso una sola disputa filosofica. Fondatore della scuola dello Yajurveda bianco e autore di numerosi scritti.

Yajurveda (Yajurveda): il veda delle formule sacrificali. Raccolta di formule su cui si basa tutto il rituale sacrificale bramanico.

Yaksha (Yakṣa): progenie sovrannaturale servitori di Kubera, il deva della ricchezza, appellati anche come “gli esseri buoni”.

Yama (Yama): astinenze. Vengono considerate la prima tappa nella strada dello yoga. A seconda dei testi variano in numero, da cinque a dodici, ma sostanzialmente si riportano tutti a quello che potrebbe considerarsi la “moralità oggettiva” dell’essere umano. Secondo lo yoga classico gli yama sono cinque ed esattamente: ahiṃsa non violenza, satya veracità, asteya non rubare, brahmacarya continenza, aparigraha non possesso.

Yamuna (Yamunā): è l’affluente principale destro del Gange. Considerato una divinità e raffigurato tradizionalmente come una fanciulla su una tartaruga. Nello yoga si possono trovare i nomi di Gaṅga e Yamunā come i fluidi energetici che scorrono rispettivamente in iḍā e piṅgalā.

Yantra (Yantra): strumento. Disegnato su vari supporti, carta, legno, foglie, oppure inciso su pietra o lastre metalliche, lo yantra è una delle componenti più importanti del rituale tantrico. Lo yantra è una rappresentazione geometrica essenziale che va a simboleggiare una divinità, considerata presente in esso durante il rituale. Solitamente è composto da una cornice quadrata dove su ogni lato è simboleggiata una porta al cui interno trova posto un fior di loto con un numero variabile di petali a seconda dello yantra. All’interno del fiore trovano posto triangoli, quadrati che si intersecano variamente ed il bindu, il punto centrale e focale dello yantra essenza stessa dell’intero universo.

Yatrakamavasayitva (Yatrakamavasayitva): facolta di ordinare ogni cosa secondo il proprio volere. La maggiore e ultima delle otto siddhi ottenibili. Grazie ad essa, lo yogin avrebbe il potere di stabilire ogni cosa secondo il proprio capriccio. Nonostante questo, nessuno potrebbe volere sovvertire l’ordine universale, poiché il lavoro necessario per ottenere questo potere, porta l’adepto inevitabilmente a trascendere il mondo mondano e a far sì che la sua volontà diventi una sola cosa con la volontà di Ādinātha.

Yaugikasnana (Yaugikasnāna): bagno yogico. Pratica tantrica mirata al raggiungimento di uno stato meditativo profondo al fine di purificare il corpo.

Yoga (Yoga): unire, soggiogare. Parola che deriva dalla radice sanscrita yuj- il cui significato è unire, soggiogare. Lo Yoga è una disciplina somatopsichicaspirituale il cui scopo è elevare, evolvere ed illuminare l’uomo. L’assidua pratica porta al controllo e dominio di corpo, respiro e mente permettendo la consapevolezza dell’unione con ciò che viene comunemente definito divino. Lo Yoga non è una religione, ma è un percorso, una strada che si intraprende per mettersi in viaggio, viaggio in cui l’obbiettivo non deve essere la destinazione finale, ma il godersi semplicemente il cammino.

Yogasana (Yogāsana): postura dello yoga. Nello Haṭhayoga, lo yoga dello sforzo, vengono utilizzate una serie di posizioni atte al riequilibrio ed alla armonizzazione fisica ed energetica sia del corpo materiale che di quello sottile. Gli Yogāsana portano salute, forza, disciplina e leggerezza al praticante permettendogli così di affrontare gli stadi più avanzati della ricerca yogica con un mezzo, il proprio corpo, preparato adeguatamente.

Yogabhasya (Yogabhāṣya): il più antico commentario agli Yogasūtra di Patañjali giunto fino a noi. Scritto nella seconda parte del primo millennio dopo Cristo viene attribuito dalla maggior parte degli studiosi a Vyāsa.

Yogabindu (Yogabindu): il nocciolo dello yoga. Considerato il manifesto della tradizione jaina, l’opera fu composta nell’ottavo secolo dopo Cristo dal saggio Haribhadrasūri. Il concetto di yoga prende colori decisamente diversi dalla disciplina di Patañjali, e assume il significato di una morale e atteggiamento comportamentale da applicare nella vita sociale contaminato decisamente dagli insegnamenti buddhisti. Viene, altresì, considerata fondamentale la visione bhakta della propria esistenza. I tre nodi principali che emergono dal trattato riguardano la venerazione del divino, l’indagine metafisica ed il retto comportamento all’interno della comunità.

Yogacara (Yogācāra): osservanti dello yoga. Corrente filosofica buddhista fondata da Asaṅga nel IV secolo d.C. La dottrina Yogācāra prevede come via per unirsi all’Assoluto il completo ritiro in sé stessi per mezzo della meditazione. La realtà che viviamo viene considerata solo illusione creata dal proprio pensiero.

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