"Se l'altro non cade stecchito non ti senti vivo. Se l'altro non è infelice non ti senti felice. Ma come puoi sentirti allegro se l'altro è triste; come puoi sentirti vivo se gli altri sono morti? Noi coesistiamo" Osho


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Sabda (Śabda): suono. Inteso in senso generico, dal suono prodotto da oggetti inanimati, animali al parlare umano.

Sabijasamadhi (Sabījasamādhi): estasi, assoluta concentrazione, samadhi con seme. Viene definito con seme in quando la mente in questo stato è ancora legata all’oggetto della propria meditazione.

Saccidananda (Saccidānanda): ente (sat), coscienza (cit), beatitudine (ānanda). Il sat è l’origine comune di tutti gli esseri, come l’argilla per i vasi, che possono essere di molteplici forme e dimensione. Cit è il Sé, il “testimone interiore”, ciò che non può essere oggetto di conoscenza in quanto è ciò che la rende possibile.Ānanda è la beatitudine che sta alla base della felicità data dall’esistenza. L’unione dei tre termini,saccidānanda, è uno dei vocaboli più usati per riferirsi alla Realtà Suprema.

Sadangayoga (Ṣaḍaṅgayoga): forma di yoga tantrico praticata in molte scuole buddhiste consistente in sei stadi o gradini: il controllo del respiro (prāṇāyāma), la ritrazione dei sensi (pratyāra), la concentrazione (dhāraṇa), la contemplazione (dhyāna), l’applicazione mnemonica (anusmṛti) e l’estasi (samādhi).

Sadaka (Sādhaka): praticante. Colui che segue la disciplina di una delle diverse forme di yoga. Tradizionalmente vengono divisi in quattro categorie, dai più deboli, malaticci ed indolenti ai più attivi, sani e rispettosi.

Sadhana (Sādhana): ogni forma di pratica, tecnica o esercizio fisico e mentale che porti e favorisca l’evoluzione spirituale ed il raggiungimento della beatitudine.

Sadhanapada (Sādhanapada): secondo capitolo degli Yogasūtra di Patan͂jali dove viene individuata l’origine dell’infelicità umana (duḥkha) causata dai cinque kleśa (ignoranza, desiderio, illusione dell’ego, avversione, paura della morte) e mostrato il cammino che deve effettuare uno yogin per raggiungere il samādhi in otto stati di pratica.

Sadhu (Sādhu): onesto, buono, virtuoso. Appellativo riservato ai praticanti e monaci ascetici indifferentemente dall’ordine e religione di appartenenza.

Sadvimsatattva (Ṣaḍviṃśatattva): ventiseiesimo principio. Nella filosofia antecedente al sāṃkhya indicava la Realtà suprema, Īśvara il Signore.

Sahaja (Sahaja): originario, spontaneo, innato, naturale. Locuzione che si riferisce in primis all’Essere Assoluto, Brahman, che forma e costituisce la vera essenza umana ed è quindi innato, congenito, naturalmente presente in noi. Il termine si riferisce anche all’esperienza che l’uomo può fare dell’Assoluto come stato originario e connaturato del suo stesso essere, ed al percorso necessario per poter compiere questo tipo consapevolezza; un cammino il più semplice e naturale possibile.

Sahajavastha (Sahajāvasthā): stato dell’essere a cui si perviene dopo aver conquistato la perfetta equanimità, il superamento della dualità, il riconoscimento di Maya. È il sinomino di samādhi utilizzato nelle scuole di tradizione sahajita. 

Sahajayoga (Sahajayoga): questo tipo di yoga raccoglie diverse tecniche tantriche che si distinguono per la loro naturalezza di esecuzione. Ciò rende questo percorso estremamente semplice senza alcuna repressione verso l’inclinazione o gli istinti dell’essere umano. Le pratiche utilizzate mirano all’unificazione del principio femminile e maschile. I due modi per realizzare questo si possono riassumere con l’unificazione delle energie sottili iḍā-piṅgalā, oppure con la vera e propria unione sessuale tra yogin e yogini dove l’energia sessuale risvegliata viene portata in alto attraverso suṣunmā.

Sahajaya (Sahajiyā): denominazione di quelle scuole tantriche in cui gli adepti sono orientati al raggiungimento dello stato estatico dato dell’unione dei due principi sessuali opposti.

Sahajolimudra (Sahajolīmudrā): indicato in alcuni testi e tradizioni di insegnamento anche come Sahajonī, è una mudrā la cui pratica rientra nell’ambito del vāmamārga. È il corrispondente femminile delvajrolīmudra, in cui la contrazione della muscolatura vaginale, focalizzata nella parte anteriore del perineo assieme a visualizzazioni apposite compiute durante l’atto sessuale, permetterebbe la sublimazione delle energie sacre.

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