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La guerra in Libia

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Diego
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Svadhisthana
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La guerra in Libia

In questi giorni sta prendendo forza ed energia il dibattito sul “bisogna intervenire o no nella guerra civile in Libia?”. Mentre stavo ascoltando un “microfono aperto” dove veniva appunto posto questo quesito agli ascoltatori ho iniziato a riflettere per cercare di capire quale delle due soluzioni era quella giusta...c'era un qualcosa che non mi tornava e dopo alcuni minuti ho visto la fregatura; ogni volta sempre quella ed ogni volta ci si cade dentro. Ogni volta si crede che ci sia un esercito buono che possa sconfiggere l'esercito malvagio e far così iniziare una nuova era di libertà, pace e felicità su questo pianeta. Non ci sono eserciti giusti, ci sono solo uomini violenti ed armati che non possono far altro che creare e perpetuare dolore e sofferenza. Chi all'apparenza oggi è il soldato buono, domani non sarà altro che il nostro carnefice: Mu'ammar Gheddafi è il padre e liberatore del suo popolo, colui che ha ridato la dignità al suo paese rovesciando un governo servile, colui che sta massacrando migliaia di libici: sempre lui. Uomo armato era, uomo armato è. Questo dualismo è talmente chiaro ed evidente in ogni processo storico rivoluzionario, in ogni conflitto armato, in ogni atto violento che mi chiedo veramente come sia possibile non rendersene conto: la rivoluzione francese, russa, cinese, cubana, iraniana, la prima, seconda guerra mondiale, Corea, Vietnam, Afganistan, Iraq, le campagne di Giulio Cesare in Gallia. Ogni guerra, ogni atto violento si nutre della sofferenza che crea per poter generare l'atto successivo.

Non bisogna assolutamente cadere in questa trappola, non bisogna dare energia a questi dubbi, ciò che si ottiene attraverso un atto violento non è nulla se non violenza: questo è il serpente che si divora la coda. Gli eserciti, assieme alle istituzioni e a gli uomini e alle donne che li formano, sostengono e promuovono vanno isolati. Bisogna togliere loro energia e dirigerla verso ciò che è da Fare: evolvere la consapevolezza umana affinché si possa percepire chiaramente ciò che ognuno ottiene attraverso un atto violento. Praticare e lavorare su se stessi perché questo accada, dare energia ad un tessuto sociale dove i fabbricanti d'armi si vedano costretti a chiudere i battenti per le leggi di mercato: il loro prodotto non vende. L'era di Kali yuga sarà ancora lunga ma abbiamo il dovere di visualizzare dentro di noi il suo tramonto.

 

Orso Yogi
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Muladhara
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La guerra in Libia

Non ti sembra la solita irrealizzabile utopia? Non che io sia favorevole ad un intervento armato, la guerra è sempre e comunque deplorevole, ma là c'è gente che muore ammazzata da raid aerei e bordate di artiglieria pesante.

Diego
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Svadhisthana
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La guerra in Libia

...sisi...mi sembra proprio quella......

Garuda
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Muladhara
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La guerra in Libia

L'intervento è stato deciso ormai da qualche giorno. In cuor mio credo che, anche se mi ritengo pacifista, non si possa restare indifferenti di fronte a certe cose. La guerra giusta può esserci. Riporto qualche passo dalla Baghavad Gita dove Krsna incita Arjuna alla battaglia:

"Questo spirito che dimora nel corpo di ognuno è indistruttibile, perciò non dovresti provare cordoglio per nessuno. Inoltre non dovresti esitare in quanto è tuo dovere essendo un guerriero e nulla è meglio per te di una guerra legittima. Ma se rifiuti di combattere questa guerra giusta, allora abbandonando il tuo dovere cadrai in peccato. L'azione soltanto ti concerne non i frutti di essa. Il tuo movente non deve essere il frutto dell'azione, nè deve esserci in te propensione all'inazione. Non è con l'astenersi dall'azione che l'uomo ottiene la liberazione dall'attività, nè per la sola rinuncia ottiene la perfezione. Nessuno può rimanere inattivo neppure per un'istante, poiché tutti, involontariamente, sono costretti dall'energia della natura a compiere qualche azione. Quell'uomo illuso che frenando gli organi d'azione continua a pensare agli oggetti dei sensi viene chiamato ipocrita. Ma d'altra parta, chi frenando con la propria mente i sensi si dedica all'azione con devozione, essendo egli senza attaccamento è superiore agli altri, o Arjuna. Fà ciò che è prescritto poiché l'attività è migliore dell'inattività. A me dedicando ogni azione, con la mente fissa sul Sé Supremo, indifferente, senza idee di possesso, liberato dalla frenesia mentale, combatti!"

 

 

Diego
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Svadhisthana
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La guerra in Libia
…credo che l’interpretazione letterale di testi che riguardano l’aspetto spirituale umano sia molto pericolosa: in molti hanno passato guai seri perché da qualche parte c’è scritto che “il sole si è fermato”…la comunicazione degli antichi si basava sulla metafora, rarissimamente si cercava di spiegare direttamente un concetto, come non credo che possa esserci una guerra giusta, esiste solo la violenza della guerra in cui qualsiasi azione ci farebbe imbrattare le mani di sangue. Nell’adagio “si vis pacem, para bellum” è nascosto il delirare umano, da millenni. Il pensare all’enormità di vite e risorse sottratte all'umanità per "la pace ed un mondo migliore" fa rabbrividire ed agire all'interno di questi schemi è impossibile senza continuare a dar loro linfa vitale. Bene dimostra questa impossibilità Riccardo Barenghi in un piccolo trafiletto uscito ieri:
se fossi un vero pacifista scenderei in piazza contro la guerra, ma se fossi un pacifista vero scenderei in piazza anche contro Gheddafi, e se fossi un pacifista verissimo scenderei in piazza per difendere i ribelli, i quali però sparano e dunque dovrei – se fossi davvero un pacifista – scendere in piazza per convincerli a deporre le armi, ma se loro deponessero le armi Gheddafi li annienterebbe con le sue armi, a meno che prima non venisse annientato con le armi di chi gli sta facendo la guerra perché vuole difendere i ribelli che anch’io voglio difendere perché sono un pacifista… O almeno credevo di esserlo”.

All’interno dei soliti schemi mentali non si può prendere una posizione “giusta”. Se si riuscisse a vedere oltre il velo, capire l’inganno…peccato.

Diego
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Svadhisthana
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Guerra in Libia

Guerra lampo come sempre che andrà avanti finché gli arsenali non si saranno svuotati il necessario per nuovi ordinativi...

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