La buona salute ed il corretto funzionamento dell'organismo hanno un grandissimo difetto:
purtroppo passano inosservati.
Se sei depresso, stai vivendo nel passato.
Se sei ansioso, stai vivendo nel futuro.
Se sei in pace, stai vivendo nel presente
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Astavakrasana

Posizione del saggio Astavakra. La leggenda narra che il padre lo senti ridere nel grembo materno ad alcuni suoi strafalcioni di lettura dei Veda. Il padre, punto nell'orgoglio, lo maledì e questa maledizione fece nascere un bambino con il corpo deturpato da otto curvature; da qui il nome Astavakra (asta otto, vakra curva). Ancora bambino, Astavakra, era già uno dei più grandi studiosi del suo tempo e si conquistò la benevolenza del padre sconfiggendo un suo vecchio rivale di discussioni. Fiero del figlio il padre lo benedì facendo tornare il suo corpo diritto. Questo asana, che ricorda la forma di un otto, mantiene sani e forti polsi e braccia, sviluppa e tonifica i muscoli della schiena e dell'addome.


Natura! Ne siamo circondati e avvolti incapaci di uscirne, incapaci di entrare nel suo profondo. Non richiesta, senza preavviso ci afferra nel vortice della sua danza e ci trascina, finché stanchi non ci sciogliamo dalle sue braccia. Crea forme eternamente nuove. Ciò che esiste non è mai stato. Ciò che fu non ritorna; tutto è nuovo, eppur sempre antico.
Viviamo in mezzo a lei e le siamo stranieri. Lei ci parla in continuazione, ma non tradisce il suo segreto. Agiamo continuamente su di lei, ma su di lei non abbiamo alcun potere. Lei sembra puntare tutto sull'individualità, ma non sa che farsene degli individui. Costruisce sempre e sempre distrugge. La sua fucina è inaccessibile.
Lei vive tutta nei figli, ma la madre dov'è? Lei è un'artista unica. Con la materia più semplice crea i maggiori contrasti, senza sforzi apparenti le maggiori perfezioni, determinata al massimo e pur soffusa di tenerezza. Ogni sua opera ha un'essenza propria. Ogni fenomeno è concettualmente isolato, ma tutto fa uno.
Lei recita un dramma. Non sappiamo se lo vede, ma lo recita per noi, che stiamo in un angolino.
In lei c'è l'eterno vivere, divenire e muoversi, ma non va avanti. Eternamente si trasforma e non ha un momento di quiete. Soffermarsi non ha per lei significato. Maledice l'immobilità. Il suo incedere è misurato. Le sue eccezioni rare. Le sue leggi immutabili.
Lei ha pensato e pensa costantemente non da uomo ma come natura. Si è riservata un significato onnicomprensivo, che nessuno può indovinare. Gli uomini sono tutti in lei che è tutto in tutti. Con tutti gioca da amica e gode a farsi vincere. Con molti gioca così di nascosto che finisce il gioco prima che se ne accorgano.
Anche ciò che è più innaturale è natura. Anche il filisteismo più volgare ha qualcosa del suo genio. Chi non la vede dappertutto, non la vede e basta. Lei ama se stessa ed è attaccata eternamente a se stessa con innumerevoli occhi e cuori. Si contrappone a se stessa per potersi godere. Fa crescere altri che la godano per comunicarsi insaziabilmente.
Si rallegra nell'illusione. Chi la distrugge in sé e negli altri, lei lo punisce come il tiranno più severo. Chi la segue con fiducia, se lo stringe al cuore come un figlio. Lei ha figli senza numero. In generale con nessuno lei è avara, ma ha dei beniamini per cui si prodiga molto e a cui sacrifica molto. Lei si protegge con la grandezza. Lei ha pochi congegni, ma non li logora, sempre efficiente, sempre multiforme. Lei trae le sue creature dal nulla. Non dice loro da dove vengano né dove vadano. Devono solo andare. Lei sa la strada.
Il suo spettacolo è sempre nuovo, perché crea sempre nuovi spettatori. La vita è la sua invenzione più bella. La morte è il trucco per avere molta vita. Lei avvolge l'uomo nell'oscurità e lo sprona eternamente verso la luce. Sulla terra lo fa dipendente, inerte e pesante, ma lo scuote sempre di nuovo. Dà i bisogni, perché ama il movimento. È miracoloso che con così poco ottenga tutto questo movimento. Ogni bisogno è un beneficio: presto soddisfatto, presto rinato. Uno di più è una nuova fonte di piacere, ma subito il conto si riequilibra. Ogni istante lei guarda lontano. Ogni istante lei è già arrivata allo scopo. Lei è la vanità in persona, ma non per noi. L'averci fatto è per lei della massima importanza.
Lascia che ogni bambino si diverta con lei, che ogni folle si elevi sopra di lei, che migliaia di persone passino accanto a lei senza avvedersene. In tutti ha la sua gioia. In tutti trova il suo tornaconto. Alle sue leggi si ubbidisce anche opponendosi. Si collabora con lei anche quando si pretende di contrastarla.
Tutto quel che lei fa, lo fa a fin di bene. È lei a renderlo indispensabile. Indugia perché la si desideri. Si affretta perché non ci si sazi. Lei non ha linguaggio né discorso, ma crea lingue e cuori per sentire e parlare.
La sua corona è l'amore. Soltanto con l'amore la si avvicina. Crea abissi tra gli esseri e tutti vogliono avvincersi. Lei ha isolato tutti per riportare tutti insieme. Due sorsi alla coppa dell'amore bastano a rivalersi di una vita faticosa.
Lei è tutto. Lei si compensa e punisce. Lei si rallegra e si tormenta. Lei è ruvida e mite, amabile e terribile, debole e onnipotente. In lei c'è già tutto. Lei non conosce né passato né futuro. Il presente è la sua eternità. Lei è benevola. Lei esalto con tutte le sue opere.
Lei è saggia e tranquilla. Non le si strappa una spiegazione di bocca. I suoi doni li dà liberamente. Lei è furba ma a fin di bene. È meglio non notarne l'astuzia. Lei è tutto, ma non è mai compiuta. Come fa oggi, farà sempre. A ciascuno lei appare nella forma propria.
Lei si nasconde sotto mille nomi ma è sempre la stessa. Come mi ha mandato qui, mi porterà via. Di lei mi fido. Lei dispone di me. Non odierà la sua opera. Non ho parlato di lei. No, lei ha già detto quel che è vero e quel che è falso.
Tutto è colpa sua. Tutto è merito suo.


Avete cenato e, per quanto i macelli siano scrupolosamente nascosti a chilometri di distanza, vi è complicità