"Non sentirti male se sei troppo irrequieto per meditare profondamente. La calma arriverà in tempo se si pratica regolarmente. Non bisogna mai accettare l'idea che la meditazione non fa per noi" Paramhansa Yogananda


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Nabhomudra (Nabhomudrā): gesto del cielo. Questa mudrā consiste nel portare la punta della lingua, ripiegandola all’indietro, a contatto del palato molle. Versione semplificata della khecarīmudrā aumenta le difese immunitarie.

Nada (Nāda): suono. Interpretato come suono cosmico e mistico viene diviso in quattro stadi dal più grossolano al più sottile non udibile da orecchio umano.

Nadabindupanisad (Nādabindupaniṣad): upaniṣad del punto, dove per punto si intende quella parte finale del suono mistico Oṁ, nasalizzata, che viene rappresentata graficamente appunto da un punto posto sopra la sillaba. In questo testo di 57 versi, viene infatti considerata questa la parte più importante del suono Oṁ, che lascia una sottile vibrazione anche quando il suono è cessato.

Nadanusamdhana (Nādānusaṃdhāna): esame del suono. Tecnica meditativa consistente nell’ascolto sottile dei suoni interiori. Si pratica assumendo una posizione meditativa comoda ed effettuando yonimudrā, dove si “sigillano” temporaneamente con le mani orecchie, occhi, bocca e narici.

Nadayoga (Nādayoga): yoga del suono. Forma particolare dello yoga dove con appropriate tecniche si arriva ad “udire il suono interiore”. Questo suono risulta percepibile solo quando tutte le nāḍī sono state purificate.

Nadayogasamadhi (Nādayogasamādhi): enstasi dello nādayoga. Si può raggiungere questo stato di grazia con la pratica di bhrāmari-kumbhaka. I testi classici descrivono questa particolare tecnica come l’inspirare emettendo il suono del ronzio dell’ape maschio ed espirare emettendo un suono simile al ronzio dell’ape femmina.

Nadi (Nāḍī): canale. Nella visione tantrica sono canali energetici che si sovrappongono al corpo fisico formando il corpo energetico e  trasportano prāṇa. Il numero di nāḍī indicato nei vari testi classici delloyoga varia da 300000 a 72000 ma solo tre vengono considerate fondamentali nella pratica: iḍā, piṅgalā esuṣumnā. Andando a confrontare le antiche mappe del reticolo energetico si può notare una corrispondenza con la dislocazione dei principali nervi del nostro organismo.

Naga (Nāga): serpente. I nāga e le nāginī sono divinità minori spesso raffigurate con la metà inferiore del corpo a forma di serpente e la metà superiore umana. Sono protettori di tesori ed insegnamenti segreti che a volte vengono rivelati a fortunati ricercatori. La figura del serpente ricorre spesso nell’iconografia delloyoga a rappresentare energie potenti ed ancestrali. Kuṅḍalinī è raffigurata come nāginī dormiente alla base della rachide, Ṥiva Yogeśvara è adornato da otto nāga e si racconta che il Buddha, immerso in meditazione, si stato protetto da un violento nubifragio da un enorme cobra che lo ha sovrastato dilatando ed appiattendo il suo collo.

Nagara (Nāgara): città, ma in particolare quelle città che vengono considerate sacre per l’induismo. In India si trovano sette luoghi sacri in cui è possibile raggiungere lo stato di beatitudine, ānandaAyodhyā, Mathurā, Gayā, Kashī, Kānchī, Avantī, Dvārakā. Questi centri sono meta di numerosi pellegrinaggi tra cui i più noti sono quelli presso la città di Kashī, l’attuale Benares, dove molti indù in fin di vita si fanno trasportare per morirvici.

Nagna (Nagna): nudo. Viene così chiamati quegli asceti che vivono in completa nudità.

Nagari (Nāgarī): scrittura cittadina, colta. E’ l’alfabeto utilizzato nell’India centro-settentrionale per scrivere in sanscrito, composto da una cinquantina di caratteri principali e da numerosi segni composti. E’ un tipo di alfabeto sillabico dove ogni carattere rappresenta una sillaba e non una sola lettera.

Naimittikapuja (Naimittikapūjā): adorazione occasionale. Rituali di culto che si compiono solo in particolari circostanze.

Namah (Namaḥ): inchino di devozione, venerazione. Termine indicante una forma di saluto che compare solitamente in chiusura di mantra a onorare le divinità. Si può trovare anche nelle forme Namo, Namaha o Namas.

Namajapa (Nāmajapa): ripetizione continua di uno dei nomi di una divinità utilizzata a mo’ di mantra.

Namaskaramudra (Namaskāramudrā): gesto del saluto o della preghiera. Conosciuto anche comeĀtmanjālimudrā, si usa come rispettoso saluto che si compie tenendo le mani giunte al centro del petto, davanti al cuore. Può essere usato anche per esprimere venerazione e devozione al proprio Guru portando le mani all’altezza della fronte, davanti al terzo occhio, oppure sulla corona, sopra la sommità della testa per il saluto a Brahmā. All’interno delle pratiche yoghiche questa mudrā porta armonia, raccoglimento interiore ed equilibrio.

Namasmarana (Nāmasmaraṇa): ricordare il nome. Pratica equiparabile alla Japa in cui l’adepto cerca di mantenere una continua consapevolezza dell’unita col il divino attraverso la continua ripetizione di un suo nome.

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