"Prendete tutta la responsabilità sulle vostre spalle e sappiate che voi soli siete i creatori del vostro destino. Tutta la forza e tutto l'aiuto di cui abbisognate sono dentro di voi" Swami Vivekananda


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Laghava (Lāghava): leggerezza. Secondo l’antico testo della Gheraṇḍa-saṃhitā una delle sette sādhana a cui è finalizzata la via dello yoga. Lāghava si raggiunge tramite il prāṇāyāma.

Laghiman (Laghiman): leggerezza. Una delle otto siddhi yogiche. È la capacita di ridurre il proprio peso sino a lievitare.

Laghvahara (Laghvāhāra): moderazione nel nutrirsi. Vari testi citano questa norma tra le osservanze di uno yogin attribuendole particolare importanza.

Lakini (Lākini): vestita di giallo, scura di carnagione, con tre teste e quattro braccia è la śakti protettrice dimaṇipūra cakra. In una mano tiene il fulmine, in un’altra le frecce per Kāma, signore del desiderio amoroso, posizionato all’altezza del secondo cakra. Nella terza mano tiene il fuoco e con la quarta compie abhaya-mudrā, il gesto che allontana la paura.

Lakshana (Lakṣaṇa): buon auspicio, segno favorevole. Con questo termine vengono indicate quelle qualità proprie dell’autorealizzazione di un’adepto. Con  Lakṣaṇa si intendono pure i cinque capisaldi che stanno alla base di ogni Purāna.

Lakshanavakya (Lakṣaṇavākya): conoscenza infallibile esclusiva degli aspetti divini.

Lakshmi (Lakṣmī): fortuna. Consorte di Vishnu. Dea dell’abbondanza e della fortuna. Simbolo della bellezza è la madre di Kamadeva, il dio dell’amore e del desiderio; molti dei suoi aspetti ricordano l’Afrodite ellenica.

Lakshya (Lakṣya): manifestato attraverso l’immagine. Nella tradizione induista è la scelta della propria divinità personale sulla cui raffigurazione verterà la devozione del credente.

Lauliki (Laulikī): pratica appartenente agli ṣaṭkarman, ovvero le sei tecniche principali di purificazione del corpo. La sua descrizione viene riportata nella Gheraṇḍa-saṃhitā e consiste nel muovere vigorosamente lo stomaco e gli intestini verso destra e verso sinistra. Si può identificare col la pratica del nauli riportata nellaHaṭhayoga-pradīpikā. I suoi benefici riguardano soprattutto l’attivazione di agni, il fuoco sacro, che brucia le tossine accumulate negli organi addominali e migliora la digestione.

Lavanya (Lāvaṇya): grazia fisica. Secondo gli yoga-sūtra con la pratica costante della disciplina dello yoga il corpo dell’adepto assume una grande grazia fisica, nell’aspetto e nei movimenti.

Layakriya (Layakriyā): azione dissolutiva. Penultimo stadio dello layayoga. Consiste nel dissolvimento della mente nel Parabrahman, nel fondersi in ciò che si potrebbe definire l’Assoluto.

Layasiddhiyoga-Samadhi (Layasiddhiyoga-Samādhi): enstasi che si raggiunge attraverso la pratica dellolayayaga, la via della dissoluzione, del dissolversi nel divino.

Layayoga (Layayoga): yoga della “dissoluzione”. Viene indicato nella Śivasaṃhitā come una delle quattro vie assieme allo haṭhayogamantrayoga e rājayoga. Il suo fine è la compiuta unione del praticante nelparabrahman con il superamento dell’illusione duale attraverso il risveglio dell’energia basale. In questo si trovano spiccate analogie con il kuṇḍalinīyoga. Il suo percorso si snoda in nove aṅga o braccia, yama,niyamasthūlakriyā, sūkṣmakriyā, pratyāhāra, dhāraṇā, dhyāna, layakriyā e  mahālayasamādhi, similare nel suo svolgimento allo haṭhayoga. Lo sthūlakriyā, detto dell’azione fisica consiste, come nello haṭhayoga, a posture fisiche e mudrā, lo sūkṣmakriyā, l’azione sottile, è il controllo del respiro associato ad uno stato contemplativo della propria luminosità interiore. Il layakriyā, chiamato azione integrativa, spalanca le porte all’unione attraverso la sottile percezione di mistici suoni interiori accompagnata da pratiche tuttora non ancora liberamente divulgate.

Lila (Līlā): gioco. Visione della realtà, comprendente l’intero cosmo e la vita di ogni sua creatura, come gioco divino. In quanto tale l’uomo può godere della sua perfetta armonia solo se vive nella piena spontaneità libero da ogni condizionamento.

Linga (Liṅga): segno, ciò che segna. Liṅga è un termine molto complesso, che assume diverse accezioni e significati a seconda del contesto in cui lo si usa: spirituale, medico, giuridico o grammaticale. All’interno dello yoga il liṅga è il segno della presenza della divinità, più precisamente della presenza di Śiva. Nel tantra lo si trova posto nel Śivaliṅgam, emblema a forte connotazione sessuale, dove il liṅga vero e proprio, cioè un cilindro più o meno richiamante una forma fallica, è posto su di un piedistallo, che rappresenta la gonade femminile, a simboleggiare la sacralità del miracolo della vita.

Lingamudra (Liṅgamudrā): mudrā in cui intrecciando le dita si pone il pollice teso di una mano verso l’alto all’interno di un anello che viene a formarsi unendo le punte del pollice e indice dell’altra.

 

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