"Basta uno spiraglio di luce per trasformare l'oscurità in meraviglia, così come basta un briciolo di coraggio per trasformare il problema più ostile, in opportunità" Antonio Gatto


A  B  C  D  E  G  H  I  J  K  L  M  N  O  P  R  S  T  U  V  Y

Jadaprakriti (Jaḍaprakṛti): ambito della manifestazione in cui domina Tamas identificabile con quella parte della Natura “morta” ed “inconsapevole” quale è il Regno Minerale.

Jadasamadhi (Jadāsamadhi): stato in cui la coscienza perde la sua consapevolezza d’essere. Composto della radice Jadā, intorpidito, apatico, può rappresentare la condizione umana nello stato di sonno profondo in cui avviene una sospensione temporanea, ma totale, della propria presenza psichica.

Jagaritasthana/Jagradavastha (Jāgaritasthāna/Jāgradavasthā): è il comune stato di veglia. Nelle Upaniṣad lo si trova codificato come il primo dei quattro stati di coscienza che appartengo all’uomo. Gli altri sono sogno, sonno profondo e turīya. 

Jaina (Jaina): conosciuta in occidente come Janismo, è una religione fondata sulla non-violenza nei confronti di ogni essere vivente. La Jaina rifiuta l’autorità vedica e non crede nell’esistenza di alcuna divinità. Il culto e la venerazione sono indirizzati verso anime che si sono rese perfette attraverso la pratica di tre dogmi principali: la retta fede, la retta conoscenza ed il retto comportamento. La tradizione Jaina riconosce ventiquattro maestri, detti Jina, coloro che hanno conquistato, all’ultimo dei quali, Mahāvira, si attribuisce la nascita della religione janista.

Jalandharabandha (Jālandharabandha):  detto anche contrazione della rete. Una delle principali “contrazioni” o “chiusure”. Si pratica contraendo la gola portando il mento a premere sopra la forcella clavicolare. La pratica di questo bandha è necessaria durante le ritenzioni a polmoni pieni e a polmoni vuoti proprie del prāṇāyāma per evitare pericolose ripercussioni sugli equilibri delle pressioni interne.

Janaka (Janaka): che genera, padre. Janaka fu il mitologico padre di Sita, moglie di Rama. Saggio re del Videha, viene riportato come fulgido esempio di Karmayogi, colui che base il suo agire al di fuori di ogni attaccamento, egoismo o tornaconto personale. La tradizione vuole che Janaka si scontro col potere bramanico reclamando il diritto di poter compiere ed offrire il proprio Yajña alle divinità senza l’intervento obbligatorio di sacerdoti

Janusirsasana (Jānuśirṣāsana): posizione della testa al ginocchio. Postura yogica in cui si piega una gamba portando il tallone vicino al linguine ed il ginocchio appoggia, abbandonato, a terra, dopodiché, con una flessione in avanti del busto, si cerca di distendersi sopra la gamba che è rimasta tesa.

Japa (Japa): ripetizione di mantra o del nome della divinità del proprio culto. Il japa può essere di tre tipi;vācika o verbale dove tutti possono sentire la recitazione, upāṃśu, dove le parole vengono leggermente mormorate e mānasa in cui la recitazione avviene a livello mentale. La forza dello japa è considerata crescente dal verbale al mentale.

Japamala (Japamālā): collana formata da 108 grani usata per la ripetizione dello japa. Comunemente i più usati sono i mālā di tulsi, rudraksha, legno di sandalo, corallo e cristallo. Il numero 108 rappresenterebbe la Realtà: 1 rappresenta puṛusa come Verità Ultima, 0 al centro rappresenta lo stato di samādhi, 8 rappresenta la prakṛti, la Natura Creatrice.

Japayoga (Japayoga): pratica di concentrazione mentale attraverso la ripetizione di mantra o del nome della propria divinità d’elezione.

Jatharagni (Jāṭharāgni): fuoco gastrico. Detto anche semplicemente agni, il fuoco, è ciò che consente il prodursi del fenomeno della digestione e della combustione purificante delle tossine. Pratiche specifiche, come agnisāradhauti, tendono ad incrementarlo. Altre, come viparītakaraṇīmudra, inoltre, favoriscono la distruzione delle tossine, in quanto, capovolgendo il corpo, l’addome si trova proprio sopra la sede di agniche in quanto "elemento" tende verso l’alto, e viene investito dalla sua azione.

Jatijnana (Jātijñāna): conoscenza delle proprie vite precedenti.

Jihvabandha (Jihvābandha): contrazione della lingua. Mudrā in cui, a bocca spalancata, la punta della lingua viene fortemente premuta contro il palato vicino agli incisivi. Utile nella prevenzione e cura dei disturbi del cavo orofaringeo, equilibra la funzione tiroidea e dell’apparato uditivo.

Jiva (Jīva): il principio della coscienza individuale. Termine analogo a puruṣa e ātman viene utilizzato per indicare la causa che porta ciò che è inerte e non pensante ad essere vivente e cosciente.

Jivanmukta (Jīvanmukta): liberato. Si definisce jīvanmukta quella persona che si è realizzata pienamente liberandosi dal saṃsāra, ovvero il ciclo delle rinascite. Ha altresì reciso ogni legame e vincolo con la fallace realtà che viene percepita trascendendo ogni morale sociale non avendo più alcun significato per lui la distinzione tra bene e male, puro o immondo. Per questo motivo, spesso chi raggiunge la liberazione diviene personaggio socialmente scomodo e bizzarro. Si possono notare delle leggere differenze al significato attribuito a questo termine a seconda delle scuole o tradizioni spirituali.

Jivasakti (Jīvaśakti): termine con cui in alcuni testi tantrici viene nominata Kuṇḍalinī.

 

smiley...CONDIVIDIMI...wink