"Se le porte della percezione fossero sgombrate, ogni cosa apparirebbe com'è, infinita" William Blake


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Iccha Mrityu (Iccāmṛtyu): morte su proprio desiderio. La capacità di morire volontariamente. Molti Maestri hanno sfruttato questa facoltà per abbandonare il corpo all’ora prestabilita nel momento in cui hanno visto esaurirsi il loro “compito”.

Icchantika (Iccantika): senza fede. Iccantika indica una persona priva di un qualsiasi credo religioso o aspirazione spirituale. Può anche essere usato per identificare quegli spiriti illuminati che hanno scelto di non compiere l’ultimo passo verso la totale liberazione prima che tutti gli esseri non abbiamo raggiunto l’illuminazione.

Ida (Iḍā): una delle tre nāḍī principali del corpo energetico. Si sviluppa con andamento sinusoidale a partire dalla base della colonna vertebrale fino a sfociare nella narice sinistra. Legata all’aspetto energetico lunare-femminile.

Idam (Idam): ciò. Termine usato spesso nei testi sacri come sostantivo indicante la forma manifesta e terrena della divinità che si rivela nella “creazione”. L’aspetto immanifesto ed onnipresente del divino era specificato nella forma Tat, quello.

Iddhi (Iddhi): potere. Le iddhi sono poteri acquisiti praticando lo yoga. Sono causati da un grande surplus energetico a livello dei cakra. Tra le iddhi tradizionalmente riportate si trovano la capacità di levitare, camminare sull’acqua, divenire invisibile, passare attraverso oggetti solidi, comunicare con il pensiero. Il raggiungimento di una perfetta armonia energetica del corpo sottile comporta la perdita di questi poteri.

Indra (Indra): dio del cielo. Indra è la personificazione dell’atmosfera, cui che ha il potere di fare “il bello e il cattivo tempo”. Venerato in quanto dispensatore di pioggia fonte di vita, temuto come sovrano della tempesta. Si possono riscontrare molte analogie con le divinità greche: Indra come Zeus è il signore del fulmine, che usa come sua arma preferita, e del tuono e come Apollo scorrazza per il cielo su un scintillante carro trainato da due cavalli ed è provetto arciere. È la divinità più venerata nei Veda.

Indrajit (Indrajit): Vincitore di Indra. Meghanānda, figlio del mitologico re di Lanka Rāvana, si meritò tale soprannome in quanto riuscì a sconfiggere Indra ed a condurlo suo prigioniero sull’isola. Solo dopo la promessa di immortalità fattagli da Brahma liberò il dio.

Indriya (Indriya): relativo, proprio del dio Indra. Vengono indicati con questo termine le funzioni sensorie e motorie attraverso le quali l’essere vivente interagisce col mondo. Tatto, gusto, olfatto, udito, vista definitejñanendriya buddhīndriya ovvero le facoltà di percezione. Il parlare, camminare, afferrare, riproduzione ed escrezione sono indicate come karmandriya, facoltà d’azione.

Isita/Isitrtva/Isitva (Iśitā/Iśitṛtva/Iśitva): potere assoluto. Viene identificato con la capacità di creare o riassorbire ciò che è stato creato. Viene identificata con una siddhi.

Istadevata (Iṣṭadevatā): divinità d’elezione. Caratteristica dello yoga bhakti in cui un aspetto particolare del divino viene personalmente adorato amorevolmente.

Istamantra (Iṣṭamantra): mantra d’elezione. Nella tradizione tantrica è il mantra personale che il maestro svela al proprio adepto.

Isvara (Īśvara): Signore. La tradizione classica dello yoga si appoggia su un costrutto dottrinale dualista, in cui non è necessaria alcuna figura divina, ma si distacca da esso introducendo una sorta di principio cosciente in se stesso, sufficiente a se stesso, onnisciente composto di pura consapevolezza, immobile, identificabile con iśvara. Nelle tradizioni yogiche non-dualiste, solitamente l’iśvara è Śiva, signore supremo e guida divina di ogni yogi.

Isvaragita (Īśvaragīta): il canto del Signore. Testo composto da 495 versi, collocati nella seconda parte delKūrmapurāna. Si tende a collocare la composizione dell’opera intorno a V secolo d.C. L’opera si incentra sulla figura di Śiva Īśvara, come Realtà cosmica unica, principio di ogni cosa. Nel quinto capitolo, fulcro del componimento, troviamo la manifestazione del dio che si mostra in tutta la sua potenza ai propri interlocutori. Versi dedicati alla pratica dello yoga occupano l’ultimo capitolo del testo.

Isvarpranidhana (Īśvarapraṇidhāna): completa resa e dedizione al divino. Quinto elemento tra i niyama, le osservanze che compongono il secondo gradino dello yoga di Patañjali. Ogni pensiero, ogni respiro, ogni azione deve essere mossi da amore divino ed essere offerti all’amore divino senza aspettativa di un qualche risultato fruttuoso.

Isvari (Īśvarī): altro nome con cui viene chiamata Kuṇḍalinī.

Itaralinga (Itaraliṅga): simbolo di Śiva che viene posto in relazione ad ājñācakra. Si trova spesso raffigurato all’interno dello yantra che rappresenta il centro energetico come un oggetto conico allungato e diretto verso l’alto.

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