La Ghiandola Pineale


Conosciuta fin dall’antichità, questa ghiandola che da sempre ha suscitato la curiosità umana, non è mai stata studiata in maniera profonda ed esaustiva dai nostri scienziati; solo grazie al lavoro di persone fuori dalle righe e dagli schemi atrofizzati e prezzolati degli atenei occidentali si sta facendo un po’ di luce su quest’organo.

Dal punto di vista anatomico, la ghiandola pineale o epifisi, è una delle sette principali ghiandole endocrine del corpo umano; posta al centro del cervello è grossa come una nocciola e collegata attraverso dei peduncoli alle circostanti strutture nervose. Fino a qualche lustro fa, tutto ciò che si sapeva da parte della scienza occidentale, indicativamente, era che l’epifisi produce la melatonina, ormone che influenza il ciclo circadiano sonno-veglia, regolando le proprie secrezioni attraverso una fotosensibilità intrinseca. Col tempo, a causa di un accumulo di sali minerali nei suoi tessuti, perde la propria funzionalità e di conseguenza l’interesse allo studio scema. Non fu così per i sapienti del passato che avevano attribuito a questa piccola ghiandola a forma di pigna molta più importanza definendola “il terzo occhio”, fatto oltremodo interessante vista la loro impossibilità di studiarne i tessuti attraverso i microscopi elettronici attuali.

Questa definizione è più che una simbologia arcaica, poiché per alcune specie animali, la parte fotosensibile è molto sviluppata e la ghiandola essendo posta esteriormente al cranio funge da vero e proprio occhio aggiuntivo. L’evoluzione ha poi “nascosto” nell’essere umano questo organo in profondità, ma mantenendone le caratteristiche e uno strato di tessuto fornito di bastoncelli del tutto simili a quelli della retina oculare: l’uomo vede con gli occhi la luce del mattino e sa che è giorno, ma è dalla percezione pineale di questa luce che la fisiologia del corpo passa dallo stato “notturno” a quello “diurno”. Il corretto alternarsi del ciclo circadiano è garanzia di benessere psicofisico, tanto che uno dei più importanti sintomi di stati depressivi o di sviluppo di fenomeni neoplastici tumorali è la progressiva perdita di questo ritmo, come se la malattia fosse innanzi tutto un alienarsi dall’euritmia cosmica.

Via via si è scoperto, grazie alla caparbietà del Prof. Paolo Lissoni, ricercatore ed oncologo al San Gerardo di Monza, l’importanza della melatonina nella prevenzione e nella cura di queste manifestazioni patologiche, rendendo sempre più evidente il fatto di non poter ulteriormente considerare che gli ormoni avessero solo effetti ormonali e le sostanze immunitarie solo effetti immunologici. Si riscontrò che secrezioni neurologiche ed ormonali influenzano il sistema immunitario e viceversa. Questi input hanno dato nuovo valore alla cosiddetta PNEI o psiconeuroendocrinoimmunologia, che sviluppatasi negli anni trenta andò ad unire tra di loro, tutti quei sistemi ed apparati che per decenni sono stati studiati come unità completamente separate tra loro. Solo con il raggiungimento di questa consapevolezza si è arrivati alla concezione in cui la ghiandola pineale è il centro integrativo del sistema psiconeuroendocrino. Sotto questa nuova luce, l’epifisi assume una funzione di controllo sull’unione di sistemi fondamentali per la vita, il sistema immunitario, il sistema endocrino ed il sistema nervoso, connettendoli e connettendosi con loro attraverso i cicli delle armonie universali più profonde e misteriose.

Fu più di cinquecento anni fa, che Cartesio, primo tra i dotti della nostra cultura, uno dei padri della concezione moderna del pensiero europeo, pur non essendo medico diede una visione clinica della ghiandola pineale ed ipotizzò che fosse il punto di contatto tra la parte materiale e spirituale dell’essere umano; ma di studi su questa ghiandola se ne trovano più che tracce in tutte le medicine e religioni delle civiltà antiche con descrizioni e chiare raffigurazioni. Immagini di simboli, più o meno velati della pigna, disegnati sul corpo di divinità od incorporati su emblemi di potere, se ne possono trovare nella cultura sumera, assiro-babilonese, egizia, ellenica, latina, buddhista, tantrica, massonica, ermetica per arrivare fino alla più alta carica del magistero cattolico, tanto che la ritroviamo a sostegno del crocifisso della ferula papale.

Questo richiamo all’unione tra corpo e spirito, ovviamente non viene accettato di buon grado dalla parte più materialistica delle scienza. Il paradosso venutosi creare, alla luce di nuove ipotesi e ulteriori attuali scoperte che potrebbero dare finalmente un punto di contatto concreto e di dialogo costruttivo tra scienza e religione, è che parlare della ghiandola pineale è oggigiorno una sorta di tabù sia per gli scienziati occidentali che per il clero; incredibilmente, in numerose università l’epifisi, come sottolinea una parte del mondo accademico, non viene di fatto insegnata come dovrebbe e le posizioni della chiesa cattolica si sono alquanto irrigidite su questo argomento, sembrando quasi voler prediligere una scienza esclusivamente meccanicistica contrapposta alla sapienza teologica. Nonostante questo, per alcuni scienziati d’avanguardia, ormai è un dato di fatto che la ghiandola pineale sia la sede ed il centro che rende possibile l’espressione della coscienza, ovunque e qualunque cosa essa sia, nel corpo: questa verità si palesa ogni qual volta si abbia un malfunzionamento di questa ghiandola con una evidente e progressiva alienazione della manifestazione della coscienza sul piano materiale, come, ad esempio, nelle persone autistiche. È stato dimostrato esserci in questi casi pesanti difetti nell’epifisi; oppure, nei casi di demenza senile, oltre ai gravi danni a livello del tessuto neurale, si riscontra che l’attività pineale è praticamente nulla.

La secrezione della ghiandola pineale non si ferma solo alla produzione di melatonina durante la notte, ma produce almeno altri tre ormoni: il 5-metoxidoracetico durante le ore mattutine, il 5-metoxitriptofolo prodotto nel momento di massima luce a mezzogiorno che ha effetti sulla capacità di concentrazione mentale ed infine la 5-metoxitritamina  prodotta nel pomeriggio che ha proprietà antitumorali anche maggiori rispetto alla melatonina; si può ben vedere, come l’epifisi sia un vero e proprio orologio biologico che batte le ore delle quattro fasi fondamentali della giornata. Quindi la fisiologia del nostro corpo non è sempre la stessa durante lo scorrere del giorno, ma cambia influenzata dall’attività della ghiandola pineale, dando, se ce ne fosse bisogno, così anche una spiegazione razionale alla cosiddetta “liturgia delle ore”, cioè  quello svolgersi di particolari pratiche e rituali in ben determinati momenti della giornata comune a molte discipline spirituali. Diego Azzaroni

Il non rispettare il ritmo naturale luce-buio altera il suo funzionamento predisponendo così la persona a stati patologici gravi. La meditazione e la spiritualità inizia ad essere valutata positivamente da dottori “illuminati” ed incentivata anche da un punto di vista strettamente medico poiché si è scoperto che la semplice chiusura degli occhi attiva la ghiandola. Biologicamente di massima importanza è anche la stimolazione che questo organo riceve dagli stati di eccitazione sessuale attraverso un meccanismo di feedback, in quanto tra le molteplici funzioni neuropsichiche delle produzioni epifisarie, c’è anche quella dell’amplificazione della percezione del piacere; vanno così a trovare fondamento fisiologico i rituali sacro-sessuali della vama marga tantrica, ma conseguentemente questa rivelazione mette il dito nella drammaticità della piaga sessuofoba che da secoli opprime donne e uomini grazie all’opera di “religiosi” e “politici” di ogni razza, credo ed epoca che attraverso veri e propri crimini contro l’umanità, dall’inquisizione cattolica all’infibulazione islamica, hanno contribuito pesantemente all’alienazione delle nostre società dallo stato naturale dell’essere. La parola yoga nella sua accezione di unione, nella ghiandola pineale viene a materializzarsi: “sacro” e “profano” scoprono vicendevolmente di essere legati in maniera inscindibile nello stesso luogo, espressione di un’unica realtà. Studi di quella scienza, che scorre sotterranea ma parallela ed alternativa alla “cultura accreditata” dai potentati, sempre osteggiata e troppe volte colpita duramente nelle persone che hanno osato diffonderla, sapienza mossa non da meri scopi di profitto, ma da senso umanitario, ha dimostrato empiricamente che sia la repressione della propria spiritualità, sia la repressione della propria sessualità favoriscono e sono concause dell’insorgere patologico. Lo studio oggettivo della biologia e fisiologia conferma verità spirituali; la natura umana è strutturata e plasmata dall’amore e sull’amore. Senza affetto un bambino non cresce, non per semplici motivi psicologici, ma perché le sue ghiandole non producono ormoni, oggetti fisici-materiali-tangibili, necessari alla sua crescita: l’assenza di un “campo vibratorio” fertile dal punto di vista emozionale produce frutti miseri.

Attraente la ricerca del Prof. Sergio Felipe de Oliveira, dell’Università di San Paulo in Brasile, che accostatosi allo studio della pineale attraverso una serie di “strane coincidenze”, quasi infastidito nei primi tempi dalla cosa, vista la poca importanza che questa ghiandola rivestiva a livello accademico, propone un modello di evoluzione e sviluppo dell’epifisi del tutto differente dall’atrofizzazione ipotizzata attualmente. Secondo il Prof. Felipe, la calcificazione a cui va incontro la pineale non è la morte della ghiandola, ma la sua normale crescita e maturazione: al microscopio elettronico si visualizzano una serie di cristalli che ricoprono la faccia interiore di organuli dalla forma cerebellare posti nel suo profondo. E’ stato dimostrato, attraverso la dissezione di numerose pineali che il numero dei cristalli non dipende dall’età, come si sarebbe potuto pensare sulla base del sapere comune. Il passare del tempo determina la loro struttura: proprio come il tronco degli alberi questi presentano degli anelli di crescita. L’analisi chimica dei cristalli ha regalato un’ulteriore sorpresa: non ci si è trovati davanti ad un precipitato di sali di calcio ma bensì a formazioni di apatite. La particolare proprietà elettromagnetica della superficie di questo composto sarebbe in grado di rendere la ghiandola sensibile alle variazioni di campo. Le differenze di potenziale elettromagnetico, quindi, verrebbero convertite in segnali elettrochimici, cioè vere informazioni neurali fruibili dal sistema nervoso centrale. Così, secondo il de Oliveira, la pineale sarebbe una vera e propria antenna in grado di “risuonare” e “ricevere”, trasformando la “pigna” in un ricetrasmettitore che mette in contatto le coscienze con il corpo materiale. Curiosamente, questa visione la si può ritrovare in quella stupenda opera che è l’Autobiografia di uno Yogi, di Paramhansa Yoganda: “Sri Yukteswar era una perfetta radio umana”. Quindi la pineale altro non sarebbe che un organo di un senso, adibito all’esperienza dell’intuizione e della medianità, più sottile, poco definibile, ma che tutti in un certo qual modo possono dire di aver provato nel corso della vita.

L’uomo “sente” e questo sentire può divenire sempre più percepibile proprio attraverso “semplici” tecniche che vanno ad “allenare” l’organo adibito a questa percezione, ed attraverso pratiche “correttive” che inducono gli organi correlati alla funzione mentale ad un migliore e più proficuo modus operandi: “La mente umana, liberata dall’interferenze dell’irrequietezza,  può svolgere tutte le funzioni dei meccanismi radio più complessi grazie all’antenna della propria intuizione. Può inviare e ricevere pensieri e ignorare quelli indesiderabili.” Ricerche condotte dal Carolinska Institutet sugli Yogi hanno riscontrato un livello di metaboliti prodotti dalla ghiandola pineale decisamente superiore alla media, segno dell’elevata attività ghiandolare indotta dalle loro pratiche. Diceva il Maestro Renzo Callegaro, in tempi non sospetti agli inizi degli anni ottanta: “Quando si fanno certe meditazioni, dopo mesi o dopo anni, apparentemente il vostro fisico è ancora uguale, ma in realtà non è più lo stesso. Le vostre ghiandole endocrine, emettono molto più di quello che emettevano prima... Diego Azzaroni

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