Gli Asana  

"Il terzo stadio dello yoga è l'asana o posizione. Gli asana donano fermezza, salute e leggerezza al corpo. Una posizione ferma e piacevole crea equilibrio mentale e combatte l'incostanza della mente. Gli asana non sono soltanto degli esercizi ginnici; sono piuttosto posizioni. Per eseguirle è necessario solo un luogo arioso e pulito, una coperta e determinazione, mentre per gli altri sistemi di allenamento fisico occorrono in genere grandi campi da gioco e costose attrezzature. Gli asana possono essere eseguiti da soli, in quanto gli arti del corpo forniscono i pesi e i contrappesi necessari. Colui che pratica gli asana sviluppa agilità, equilibrio, resistenza e aumenta la propria vitalità.
Gli asana si sono evoluti nei secoli in modo da stimolare ogni muscolo, nervo e ghiandola del corpo; assicurano un bel fisico, forte, elastico, agile e sano; riducono la fatica e calmano i nervi. Ma la loro vera importanza è nel fatto che allenano e disciplinano la mente.
Molti attori, acrobati, atleti, ballerini, musicisti e uomini sportivi posseggono fisici superbi ed hanno un gran controllo sul corpo; ma generalmente ad essi manca il controllo della mente, dell'intelletto e del sé. Pertanto non sono in armonia con sé stessi e raramente si può trovare fra di loro una personalità equilibrata. Spesso mettono il corpo al di sopra di qualsiasi altra cosa. Sebbene lo yogi non sottovaluti il proprio corpo, tuttavia non pensa soltanto alla perfezione fisica, ma anche a quella dei propri sensi, dell'anima, dell'intelletto e della mente.
Lo yogi conquista il corpo con la pratica degli asana e ne fa un veicolo idoneo al proprio spirito. Un'anima senza corpo è come un uccello privato della sua capacità di volare.
Lo yogi non teme la morte poiché il tempo deve esercitare i suoi diritti sulla carne. Sa che il corpo è costantemente soggetto a mutamenti e che si evolve dall'infanzia alla giovinezza, alla vecchiaia. La nascita e la morte sono fenomeni naturali, ma l'anima non è soggetta a nascita o morte. Come un uomo si libera degli indumenti usati e ne indossa di nuovi, così l'anima si libera dei corpi vecchi e cerca dimora in nuovi.
Lo yogi crede che il suo corpo gli sia stato dato da Dio non soltanto per il piacere, ma anche per servire i suoi simili durante tutti i momenti della sua vita. Non considera il corpo di sua proprietà, sa che il Dio che gli ha dato questo corpo un giorno lo riprenderà.
Eseguendo gli asana, il sadhaka per prima cosa ottiene salute, che non è mera esistenza, qualcosa che può essere acquistato con il denaro; ma un bene che deve essere guadagnato con semplice e duro lavoro; è uno stato di completo equilibrio del corpo, della mente e dello spirito. L'oblio del proprio stato fisico e mentale è salutare praticando gli asana perché lo yogi libera sé stesso dalle incapacità fisiche e dalle distrazioni mentali ed offre al Signore le sue azioni e i loro frutti.
Lo yogi si rende conto che la sua vita e tutte le sue attività sono parte dell'intervento divino nella natura, che si manifesta e che opera tramite l'uomo. Nel battito del suo polso è il ritmo del suo respiro, riconosce il passare delle stagioni e il pulsare della vita universale. Il suo corpo è un tempio dove dimora lo Spirito Divino; lo yogi intuisce che trascurarlo o rifiutare le necessità del corpo e pensare ad esso come a qualcosa di divino, trascurare e negare la vita universale della quale il corpo stesso è una parte. Le necessità del corpo sono quelle dello Spirito Divino che in esso vive. Lo yogi non guarda verso il cielo per cercare Dio, poiché sa che Dio è in lui, e lo conosce come Antaratma (l'Io interiore). Egli sente che il regno di Dio è dentro e fuori e si rende conto che il paradiso è in lui stesso. 
Dove finisce il dominio del corpo e comincia quello della mente? Dove termina il dominio della mente e inizia quello dello spirito? Questa definizione non è possibile poiché tutti questi aspetti sono intimamente uniti tra loro, essendo soltanto aspetti diversi della coscienza divina che tutto pervade.
Lo yogi non trascura né mortifica ma il corpo o la mente, ma li nutre entrambi. Per lo yogi il corpo non è un ostacolo alla liberazione spirituale, né la causa della caduta, ma un mezzo di realizzazione. Vuole un corpo forte come un fulmine, sano e libero dal dolore così da poterlo consacrare al servizio di Dio al quale è destinato. Come viene posto in rilievo nel Mundakopanisad, il Sé non può essere raggiunto senza sforzo, né con la disattenzione, né senza uno scopo. Come un vaso d'argilla non cotto si scioglie nell'acqua, altrettanto rapidamente il corpo decade; forgiatelo perciò al fuoco della disciplina yoga per rafforzarlo e purificarlo.
I nomi degli asana sono significativi e illustrano il mondo della natura. Alcuni prendono il proprio nome dalla vegetazione, come l'albero (vrksa) e il loto (padma); altri dagli insetti come la locusta (salabha) e lo scorpione (vrschika); altri ancora dagli animali marini e anfibi come pesci (matsya), la tartaruga (kurma), la rana (bheka o manduka) od il coccodrillo (nakra). Vi sono degli asana il cui nome deriva da quello di alcuni tipi di uccelli, ad esempio il gallo (kukkuta), l'airone (baka), il pavone (mayura) ed il cigno (hamsa). Prendono nome anche dai quadrupedi come il cane (svana), il cavallo (vatayana), il cammello (ustra) ed il leone (simha); e neppure esseri che strisciano, come il serpente (bhujanga), sono dimenticati, né è trascurato lo stato embrionale umano (garbhapinda). Altri asana ancora sono chiamati con nomi di eroi leggendari come Virabhadra e Hanuman, figlio del vento; altri col nome di saggi come Bharadvaja, Kapila, Vasistha, e Visvamitra. Alcuni asana sono chiamati col nome di Dei del pantheon indù ed altri ricordano le Avratara o incarnazioni del Potere Divino.
Il corpo dello yogi, mentre esegue gli asana, assume forme che assomigliano a una gran varietà di esseri viventi. La sua mente non disprezza alcuna creatura, poiché lo yogi sa che in tutta la gamma della creazione, dal più piccolo insetto al saggio più evoluto, respira lo Spirito dell'Universo stesso, che assume in innumerevoli forme. Sa che la forma perfetta è quella dell'Informe; vede l'unità dell'universalità. Il vero asana è quello in cui il pensiero di Brahman scorre passivamente ed incessantemente attraverso la mente del sadhaka.
Dualità come il guadagno e la perdita, la vittoria e la sconfitta, la fama e la vergogna, il corpo e la mente, la mente e l'anima svaniscono con la padronanza degli asana; a questo punto il sadhaka passa al pranayama, il quarto stadio nel cammino dello yoga." B.J.K. Iyengar

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