La Coerenza Cardiaca


Le tecniche yoga si dice siano antiche come il mondo e sono millenni che funzionano su tutte quelle persone che hanno avuto la costanza di sperimentarle. Gli studi degli scienziati occidentali, che da qualche anno a questa parte stanno diventando sempre più numerosi nel campo delle discipline olistiche, non servono certo agli Yogi, i quali non hanno bisogno di conferme di laboratorio per avallare le proprie esperienze, ma sicuramente sono un eccellente strumento per palesare le verità dello yoga, utilizzabile da chi lo divulga o l’insegna.
È esperienza comune e quotidiana di come lo stato emotivo vada ad influenzare direttamente la fisiologia del nostro organismo: tutti sappiano per vissuto personale come gioia, felicita, tristezza, depressione, rabbia vadano a modificare la nostra respirazione, il battito cardiaco, la pressione arteriosa e di consequenza l’energia e la vitalità della persona. Quanti uomini e donne sono stati colti da malori o da cosiddetti attacchi di cuore durante forti sollecitazioni emotive?
Psiche e fisicità sono innegabilmente correlati tra loro; famosi risultano essere gli stati patologici psicosomatici, malattie senza un’apparente causa fisiologica.
Per lo Yoga questo collegamento è da sempre biunivoco, cioè è possibile attraverso il lavoro sul fisico modificare lo stato emotivo. Nell’Hatha Yoga si possono trovare sequenze di posture e Pranayama (tecniche di respirazione) specifici non solo per risolvere problemi fisici, ma anche per alleviare stress e stati ansiosi.
In occidente i primi studi in questa direzione, e più precisamente sulle relazioni tra cuore e stati mentali, sono stati effettuati negli anni sessanta da John e Beatrice Lacey con una ricerca protratta successivamente, visto gli interessantissimi risvolti scoperti, per oltre vent’anni. Successivamente, nei primi anni novanta il Dott. J. Andrew Armour, ricercatore dell’Université de Montréal, scoprì che il cuore è un vero e proprio piccolo “cervello” (http://www.ccjm.org/content/74/Suppl_1/S48.full.pdf), con un suo sistema nervoso intrinseco complesso, indipendente dal sistema nervoso centrale, in grado di rilasciare ormoni e neurotrasmettitori che fino ad allora si credeva ad esclusivo appannaggio di neuroni e ghiandole cerebrali. Attraverso questa attività il cuore è quindi in grado di influenzare direttamente il cervello e non di subirne solamente la “volontà”.
Un’altra relazione di fondamentale importanza a livello fisiologico tra due apparati del nostro corpo è l’asse polmone-cuore, ossia la stretta interdipendenza di ogni organo che va a formare il sistema cardiocircolatorio ed il sistema respiratorio. Proprio per questo il Pranayama viene considerato dai maestri yogi una disciplina potente, da essere reputata anche pericolosa se non eseguita correttamente, tanto che nelle tradizioni di insegnamento più genuine tali pratiche vengono trasmesse solo dopo anni di discepolato e solo agli adepti che hanno raggiunto un certo grado di padronanza del loro corpo; questo perché le tecniche di respirazione avanzate vanno a modificare direttamente e velocemente parametri fisiologici importanti, primo tra tutti il livello di anidride carbonica presente nel sangue, innescando una serie di reazioni a catena negli altri apparati e organi. È proprio attraverso la maestria della padronanza del respiro che gli asceti dell’Himalaya riescono a rallentare fino quasi ad arrestare il battito cardiaco, portando il loro corpo in uno stato di profonda letargia. In India durante particolari festività legate alle divinità più “orrifiche” del pantheon induista può capitare di vedere dimostrazioni pratiche di queste capacità, eseguite da fachiri che si lasciano seppellire vivi per parecchi giorni.
Quindi, alla luce degli aspetti sopraesposti, è possibile andare ad influenzare il nostro stato emotivo attraverso una “manipolazione” diretta e volontaria del sistema cardio-respiratorio.
Nel 2003, il Dott. David Servan-Schreiber, condirettore del laboratorio clinico di Neuroscienze Cognitive presso l'Università di Pittsburgh, arricchito dall’esperienza di anni di lotta contro un cancro maligno al cervello, propose di affiancare, come supporto alla medicina tradizionale, medicine e metodi alternativi di cura. I suoi studi lo portarono a “riscoprire” l’importanza del benessere psichico come fattore di autoguarigione e le sue ricerche in ambito neuropsichiatrico misero in luce l’influenza del sistema cuore-polmoni sulla psiche. Vide come le tecniche di meditazione e di pranayama erano in grado di portare il praticante a stati di estrema leggerezza mentale. Studi paralleli, primo tra tutti quello svolto dal Dott. Robert Keith Wallace negli anni settanta, avevano già ampiamente dimostrato come le condizioni di salute generale dei praticanti in grado di raggiungere questo “stato di grazia” fossero di gran lunga migliori rispetto alla popolazione “normale”. Il Dott. Servan-Schreiber confrontando parametri fisiologici e cardiaci di meditanti e non-meditanti arrivò a teorizzare il fenomeno della “Coerenza Cardiaca” e cosa non secondaria si accorse di quanto può essere semplice ottenerla.
In un organismo sano il cuore funziona e batte il tempo come un orologio, preciso, ma non così preciso come si potrebbe pensare. Andando ad analizzare il ritmo delle sue pulsazioni si è visto che, nonostante possa venire mantenuta la regolarità del numero dei battiti cardiaci per unità di tempo, il loro pulsare non è perfettamente regolare, cioè l’intervallo di tempo tra un battito e quello successivo varia, e questa variabilità è casuale, disordinata. In uno stato di riposo lo scarto temporale è impercettibile, si parla di pochi decimi di secondo, e solo grazie all’innovazione tecnologia degli ultimi decenni si è potuto svelare questo fenomeno, da non confondersi assolutamente, attenzione, con la tachicardia. La Coerenza Cardiaca è quindi quel particolare stato in cui gli intervalli tra un battito del cuore e quello successivo sono particolarmente regolari ed uniformi per un periodo di tempo sufficientemente lungo.
È questa condizione cardiaca che durante le ricerche è stata riscontrata in persone dedite alla meditazione mentre praticavano, precisamente in quella fase di benessere psichico nota a tutti i sinceri praticanti. Gli studi hanno altresì evidenziato come anche il solo pensare volontariamente per pochi secondi a cose spiacevoli, mandi il cuore nel “caos” provocando improvvise accelerazioni nel suo battere. Nel grafico sottostante, dove viene tracciata la regolarità della ratio cardiaca, si può ben vedere la differenza dei due stati; a sinistra abbiamo un cuore normalmente incoerente e a destra lo stesso cuore che ha raggiunto la coerenza cardiaca.

La coerenza cardiaca è ottenibile “volontariamente” anche da persone non use a discipline yogiche o similari, non necessita anni di apprendimento ed i benefici sono fruibili immediatamente. Il cuore in Coerenza Cardiaca provoca quella condizione sopraccitata in cui è il corpo che influenza lo stato emotivo, provocando quella che è stata chiamata, una "crisi di calma", cioè un vero e proprio momento di alto benessere psichico protraibile ad oltranza. Per raggiungere questo stato d’essere non servono capacità particolari o difficili ed inarrivabili pratiche esotiche: basta respirare.
L’esperienza ha palesato che basta praticare una semplice tecnica che consiste nel respirare normalmente in “base sei”, cioè facendo sei atti respiratori al minuto, il che significa mantenere un tempo molto agevole, alla portata di tutti: cinque secondi per l'espiro e cinque secondi per l'inspiro. Riscontri su tester volontari hanno sempre evidenziato la conseguenzialità delle tre cose, respiro-coerenza-crisi di calma, l’unica variabile è il tempo necessario al suo “scatenarsi”. Questo può cambiare, a seconda delle persone, da pochi minuti ad un massimo di venti.
Per verificare facilmente tutto questo, basta sistemarsi in una posizione di assoluta comodità, sdraiati sulla schiena o seduti su una sedia che sia, in modo che si possa stare fermi senza aver il minimo fastidio per il tempo necessario, che come abbiamo detto, dovrebbe essere di una ventina di minuti. Respirare, in maniera naturale, in base sei, meglio ancora se si riesce a portare il respiro nell’addome e pensare a cose piacevoli.
Su Journal of Alternative and Complementary Medicine, nel giugno del 2003 è stata edita una pubblicazione riguardante un test effettuato su un gruppo di trentotto persone affette da problemi di ipertensione. A metà di queste è stata fatta svolgere una pratica quotidiana di Coerenza Cardiaca e dopo tre mesi i riscontri medici segnalavano un importante alleviarsi del problema e la scomparsa degli stati ansia, che solitamente accompagnano questa patologia, rispetto al gruppo di controllo che ha continuato la propria vita secondo le proprie abitudini.

Se invece avete la fortuna di essere organismi sani e già praticanti, qualche minuto di questa respirazione eseguita prima della vostra consueta meditazione sarà un ottimo viatico per facilitare Pratyahara (ritiro dei sensi). Consiglio caldamente di sperimentare direttamente su voi stessi "l'effetto che fa". A tale proposito suggerisco una semplice base audio su cui poter respirare (potete trovarla in streaming video: https://www.yogain.it/?q=praticacoerenzacardiaca oppure scaricabile in formato mp3 https://www.yogain.it/Downloads/Rilassamento.htm) in modo da non dover contare i secondi o guardare le lancette di un orologio, evitando così di distrarsi o disturbare lo svolgimento dell’esercizio…buona pratica a tutti voi. Diego Azzaroni

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